Sentieri di parole per camminatori inquieti

Ecco alcune frasi da tenere a mente per camminare più spediti:

  • "Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più viaggiatori che non hanno i loro sentieri". Gustave Flaubert
  • "Non c'è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente, senza sforzarsi; non c'è meta troppo alta per chi vi si prepara con la pazienza". Jean de La Bruyère
  • "Raro cade chi ben cammina". Leonardo da Vinci
  • "Il vero miracolo non è volare in aria o camminare sulle acque, ma camminare sulla terra". Lin-chi
  • "Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare". Eduardo Galeano
  • "Non giudicare il tuo vicino finché non avrai camminato per due lune nelle sue scarpe". Nativi Americani 
  • "Il passeggero abituale... drogato dal trasporto non ha più coscienza dei poteri fisici, psichici e sociali che i piedi di un uomo posseggono". (Ivan Illich)

E di seguito anche una favola!

L'uomo e i suoi piedi

C'era una volta un uomo che era capace di camminare per ore ed ore senza mai stancarsi. I suoi piedi riuscivano a percorrere chilometri e chilometri, trasportando il loro padrone da un paese all’altro, da una città all’altra, da una nazione all’altra. Era sempre stato il suo unico mezzo di trasporto; da piccolo andava a piedi, durante tutta la giovinezza saltava e fischiettava per i boschi e le campagne, da adulto passeggiava lento scrutando il paesaggio e gustandosi la natura tutto intorno a lui. Per questo motivo amava i suoi piedi e li trattava con grande riguardo. Ma un giorno intravide un grande edificio attorno al quale formicolava una marea di gente, tutta in fermento per qualcosa. Un passante, vedendolo così fermo e sperduto, gli gridò: “Che fai? Sbrigati, sta per passare il treno! Cosa farai se lo perdi?”.
L'uomo non capiva. Un altro strano personaggio, un signore con tanto di sigaro e scoppola in testa, lo prese addirittura per mano: “Forza ragazzo, ti porterò io proprio davanti a tutti”. Così dicendo il signore incominciò a strattonarlo tra la folla, senza che l'uomo riuscisse ad opporsi. Passarono con la forza davanti a molte persone, specialmente vecchie, donne e bambini, fin quando non si ritrovarono sull’orlo della banchina, proprio a strapiombo sui binari, con tutta la gente che spingeva e si lamentava. Da lontano intanto già si poteva sentire il fischio del treno che arrivava. Il signore col sigaro gli disse: “Ora devi stare attento perché il treno non si fermerà... saremo noi che dovremo saltarci su al volo! E la gente che già è a bordo ci ostacolerà in tutti i modi!”.
L'uomo, a quel punto, era deciso ad andarsene una volta per tutte da quel manicomio, ma era letteralmente impossibile. Era stretto da ogni parte. Non si poteva muovere. Quando il treno sfilò accanto a tutta quella gente ci fu un enorme parapiglia, un'apocalisse in miniatura, un inferno in cui non si capiva più niente e l'uomo si ritrovò misteriosamente sul treno. Dentro gli scompartimenti c’era gente che dialogava tranquilla, gente che rideva soddisfatta, gente che dormiva, gente che giocava a carte, gente che giocava alla play-station, gente che moriva asfissiata. Ognuno stava così vicino agli altri che i finestrini apparivano dal di fuori come dei grandi puzzle di facce umane spiaccicate. I controllori erano come degli aghi persi in un pagliaio. Chi aveva davvero pagato per stare sul treno? Ma fondamentalmente... chi voleva davvero stare lassù? Uno di questi ultimi per esempio era il nostro eroe, il quale ad un certo punto disse ad una signora accanto a lui: “Scusi, ma qual è la prossima fermata? Sa... io vorrei scendere!”. Purtroppo per lui tutto quanto lo scompartimento aveva sentito quella domanda e scoppiò in una fragorosa risata. Da ogni parte si sentiva: “Ma chi è quello?... E’ matto?... Il treno non può fermarsi!... Non si fermerà mai!... Poveretto!... Che imbecille!... E’ così pieno di gente che se si ferma non riparte più!”. L'uomo non poteva credere alle proprie orecchie, un treno senza fermate?! un treno che corre sui binari e basta?! ma guardandosi attorno vedeva solo volti estremamente tranquilli, sereni. La signora accanto a lui gli mise una mano sul capo e lo carezzò. “Sei ancora giovane... capirai...”. Lui, a quelle parole così tenere, si distese e si immerse nei suoi pensieri, lasciandosi cullare dal movimento ondulatorio del treno.
Il tempo scorreva beato. Non ci si poteva muovere, ma si stava tutti insieme. Si parlava del più e del meno. Quelli con la faccia spiaccicata sul finestrino informavano della situazione meteo, quelli vicino al bagno facevano scorrere i secchielli fino allo scarico, quelli in mezzo stavano semplicemente in mezzo. Tutto normale insomma, se non che ad un certo punto l'uomo sentì un lamento giungere strozzato. “Chi è che si lamenta?” disse, ma nessuno gli rispose. Il lamento però continuava ed incominciò ad inquietarsi. Improvvisamente capì: erano i suoi piedi! Schiacciati, nel buio, immobili ed inutilizzati, si lamentavano della loro condizione. “Aiuto! Aiuto! Perché ci hai dimenticato?”. A quel punto si ribellò. Con un gesto repentino si fece strada con la spalla ed allungando il braccio più che poté afferrò il freno d’emergenza, azionandolo con forza, mentre tutti quanti, rendendosi conto dell’accaduto, lo maledicevano e lo volevano uccidere. Il treno, tra il fischio assordante, si fermò. La gente urlava, piangeva, si disperava. Lui era come in mezzo ad un’orda di indemoniati, ma riuscì a scendere, perché era giovane e forte. Si ritrovò nel bel mezzo di un capo di grano che ondeggiava al fresco vento di primavera. Tirò un profondo sospiro di sollievo, poi si accorse che aggrappati alle sue gambe c’erano un bambino ed una bambina. Altri scendevano felici. Ma la maggior parte rimaneva sopra, come se non sapesse che altro fare. A quel punto l'uomo si incamminò per suo conto, lasciandosi il treno fermo nel campo alle spalle.
Chissà se sarà riuscito mai a ripartire, pesante com’era per colpa di tutta quella gente stupida…



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